I Patti Lateranensi: come mutarono i rapporti tra Stato e Chiesa
Per comprendere a pieno il mutamento di pensiero e di organizzazione all’interno della Chiesa contemporanea dobbiamo necessariamente conoscere il passato a partire dal periodo risorgimentale italiano.
Con la Breccia di Porta Pia si registra un episodio importante che decretò la fine dello Stato Pontificio avvenuto il 20 settembre 1870, data nella quale si sancì non solo la fine dello Stato Pontificio, quale entità storio-politica, ma fu anche rivisto il potere dei Papi.
Roma divenne la capitale del Regno d’Italia, voluta fortemente da Cavour. Focalizzando adesso l’attenzione su tre figure storiche di quel tempo da Papa Pio XI a Vittorio Emanuele fino a Benito Mussolini, si rileva che erano accumunati da uno scopo comune: dalla volontà di trovare una valida intesa che potesse essere riconosciuta sia dallo Stato Italiano che da quello Vaticano.
I Patti Lateranensi furono gli accordi di mutuo riconoscimento tra il Regno d’Italia e la Santa Sede. Essi furono sottoscritti l’11 febbraio 1929 e attraverso l’articolato furono stabilite regolari bilaterali tra l’Italia e il Vaticano.
I Patti presero il nome del palazzo di San Giovanni in Laterano all’interno del quale avvenne la firma degli accordi, negoziati tra il Segretario dello Stato Pontificio cardinale Pietro Gasparri e il presidente del Consiglio dei Ministri Benito Mussolini per conto dello Stato Italiano. I Patti andavano a modificare quel rapporto che esisteva tra Stato e Chiesa disciplinato dalla “Legge delle Guarantigie” approvata dal Parlamento Italiano il 13 maggio del 1871.
Ma vediamo bene come erano strutturati i Patti Lateranensi, suddivisi in tre distinti documenti:
- Il primo riguardava un Trattato Internazionale nel quale si riconosceva l’indipendenza e la sovranità della Santa Sede e veniva fondato lo Stato Vaticano;
- Il secondo era un documento di natura economica, di fatto era una Convenzione finanziaria che risarciva il papato per i danni causati dalla presa di Roma nel 1870 (oltre 700 milioni di lire e oltre un miliardo in titoli di Stato);
- Il terzo ed ultimo documento era un Concordato che stabiliva come una religione dello Stato Italiano quella cattolica e sanciva speciali prerogative per la Chiesa circa la legislazione matrimoniale (al matrimonio venivano riconosciuti effetti civili e le cause di nullità ricadevano sotto i Tribunali ecclesiastici), educativa (l’insegnamento della dottrina cattolica, definita “fondamento e coronamento dell’istruzione pubblica” diventava obbligatorio nelle scuole elementari e medie), giurisdizionale ed economica.
A seguito dei Patti Lateranensi la Chiesa ha riconosciuto l’esistenza di uno Stato Italiano e ha definitivamente accantonato ogni pretesa giuridica sul territorio di Roma. L’accordo raggiunto tra Chiesa e Stato Italiano fu accolto e confermato dalla Costituzione Italiana (art. 7):
“Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani. I loro rapporti sono regolati dai Patti Lateranensi”.
La storica intesa fu accolta con favore dall’opinione pubblica. Nel febbraio del 1929 il Papa Pio XI, in un incontro con i professori e gli studenti tenutosi presso l’Università Sacro Cuore di Roma, identificò Benito Mussolini come: “[…] un uomo come quello che la Provvidenza Ci ha fatto incontrare […]”. Fu però vivissima, nei giorni a seguire, l’amarezza di alcuni gruppi cattolici per l’avvicinamento della Santa Sede ad un regime totalitario come quello fascista.
Nel corso degli anni ‘80 il Concordato subì delle modifiche, infatti esso fu revisionato il 18 febbraio 1984 dall’allora Presidente del Consiglio dei Ministri Bettino Craxi e dal cardinale Agostino Casaroli. Nello specifico si ridisegnavano le regole per le nomine dei vescovi che non dovevano più essere approvate dal governo italiano; la religione cattolica non fu più considerata religione di Stato; l’insegnamento dell’ora di religione divenne facoltativo; fu introdotto l’8 per mille in favore della Chiesa Cattolica. La revisione fu siglata come: l’Accordo di Villa Madama.
L’accordo tra Chiesa e Stato Italiano giunse in uno dei momenti più bui del nostro Paese. Il Fascismo aveva ormai gettato le sue radici e nessuno più si illudeva che si trattasse di un regime transitorio. Le premesse per quell’incontro del febbraio 1929 erano già state poste in maniera segreta nel gennaio del 1923 quando il Duce non era ancora certo della sua ascesa. Il timore della Santa Sede tra un possibile accordo tra i cattolici del Partito Popolare e i Socialisti aveva fatto dimenticare l’anticlericalismo di Mussolini espresso fin dai primi programmi del movimento dei Fasci.
Il 18 novembre 1919 il leader fascista scrisse sul suo giornale che si doveva invitare il Papa a “sloggiare” da Roma.
Quando fu annunciata la Conciliazione del 1929 fu per molti una grande sorpresa, i più turbati e disorientati furono proprio i rappresentanti del vecchio Partito Popolare; con i Patti Lateranensi Mussolini accetto molte clausole che ben presto avrebbe nei fatti dimenticato. Tuttavia in quel momento era necessario un gesto clamoroso per propiziarsi le “elezioni farsa” che si sarebbero dovute tenere un mese dopo. Fu la fine di qualsiasi parvenza di opposizione legale alla dittatura fascista, il Vaticano dal canto suo ottenne oltre al Trattato anche il Concordato, che storicamente fu il mezzo con il quale la Chiesa difese l’esercizio della propria Missione Pastorale dalle prevaricazioni del potere politico, soprattutto dai poteri autoritari, anche se con scarsi risultati. I Patti Lateranensi sancirono in sostanza delle rinunce da parte di Mussolini, come ad esempio il fatto di non nascondere più il suo anticlericalismo, in cambio di un appoggio propagandistico che gli giovò molto; dall’altra però Papa Pio XI si pentì subito dopo di aver firmato un patto con un avversario più forte e audace di lui.
Finita la guerra e caduto il regime Fascista nessuno mise in discussione la validità dei Patti Lateranensi e a tal proposito il Vaticano per garantirne l’efficacia e affinché l’accordo non cadessero nel dimenticatoio chiese il riconoscimento tramite la carta costituzionale italiana. In un primo momento neppure i Democristiani in Parlamento si erano preoccupati di ricordare i Patti del Laterano nei testi presentati in Commissione. La questione divenne stringente al momento del voto in Assemblea: da una parte i Democristiani, dall’altra gli Azionisti, i Repubblicani e i Socialisti contrari a qualsiasi apertura della questione romana.
I comunisti si erano opposti fervidamente e volevano evitare qualsiasi azione che portasse agli accordi del Laterano. In seguito però, Togliatti, segretario del PCI insieme al vice-segretario della DC Dossetti, scrissero il I° comma dell’articolo 7: Lo Stato e la Chiesa Cattolica sono ciascuno, nel proprio ordine, indipendenti e sovrani. Un’ affermazione che fissava un principio fondamentale.
Quando il 23 gennaio la “commissione dei 75” esaminò la bozza dell’articolo, i comunisti si limitarono ad approvare solo il 1° comma, mentre per il 2° comma insieme ad altri deputati laici, proposero un testo diverso: I rapporti tra Stato e Chiesa sono regolati in termini concordatari, ma la proposta fu respinta con 32 voti contro i 27.
Due mesi più tardi il gruppo comunista era obbligato a sciogliere il nodo sull’art. 7 così il 25 marzo 1947, in un’atmosfera carica di polemiche si tenne una seduta storica della Costituente che iniziò intorno alle 16:00 e terminò a notte fonda. L’articolo 7 passò con una maggioranza schiacciante: 350 i voti favorevoli, 149 quelli contrari. Votarono a favore: Democristiani, Comunisti, Monarchici, gran parte dei liberali Qualunquisti e molti esponenti dell’epoca pre-fascista come Sforza, Orlando e Nitti.
Bonomi, quel giorno assente, aveva già precedentemente annunciato il suo voto favorevole, contrariamente Benedetto Croce, aveva fatto sentire il suo “NO” dalle colonne del Corriere della Sera.
Concludendo quindi, possiamo dire che i Patti del Laterano hanno creato una netta distinzione tra quelli che erano i compiti dello Stato Italiano e quello Vaticano, rivendicando proprio quella “laicità” dello Stato che era sconosciuta fino a poco tempo prima che venissero ratificati gli stessi Patti. Un risultato importante per l’autonomia del Vaticano e per la laicità di un nuovo Stato democratico, libero da ogni vincolo.
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